Articolo di Iacopo Del Panta
[Breve biografia personale passando per le note a 432Hz]
“La musica è stata per me un salvagente di sicurezza che mi ha permesso di esprimere i miei talenti quando non potevo fare altrimenti”
“L’incontro con lo Yoga è stato per me determinante”
Carissimi,
credo che da più di un anno ormai ci eravamo promessi, reciprocamente, di pubblicare un breve articolo su quelle che erano le mie esperienze in campo musicale, assecondando il comune interesse (emerso fin dai nostri primi incontri durante i seminari) per la musica e, in particolare, per la musica spirituale e quella particolare intonazione degli strumenti e della voce cosiddetta a 432Hz.
[A proposito di Hertz]
Credo inoltre che, dato il mio enorme e imperdonabile ritardo, l’articolo in questione sia già stato pubblicato (a firma di Sandro mi pare) e quindi non mi dilungherò molto sul mondo dei 432Hz.
A tal fine basta solo precisare che, mentre i comuni diapason e tutta la teoria musicale moderna induce ad accordare gli strumenti sulla più “quadrata” frequenza dei 440Hz (che se non sbaglio corrisponde al “la” del pianoforte) in realtà è facilmente dimostrabile come tale frequenza ecciti il corpo vibrante in maniera innaturale ed eccessiva, tanto è vero che visualizzando le vibrazioni tramite la sabbia su un piano posto in vibrazione (o tramite il noto esperimento dei cristalli formati dall’acqua prossima al congelamento) osserviamo delle figure geometriche distorte o, per così dire, “bombate” nel senso che tutti i bordi sono gonfiati verso l’esterno (vado un po’ a memoria su queste cose, quindi perdonatemi se sono un po’ approssimativo).
Tutto questo invece non avviene con la frequenza del 432Hz, che invece porta qualsivoglia corpo vibrante alla sua naturale vibrazione “armonica” in linea con tutti i rapporti numerici che compongono il creato: tanto è vero che (a questa frequenza) gli stessi cristalli di acqua e la sabbia sul piano vibrante compongono figure armoniose, perfettamente equilibrate nelle loro forme.
E’ quindi di tutta evidenza come la frequenza dei 432Hz sia diventata – nel mondo della musica inteso a 360° – come uno dei simboli delle nuove tendenze evolutive, vale a dire una sorta di vestito che (a buon diritto) indossa chiunque intende porsi in maniera critica verso quello che è lo standard imposto dai comuni costumi sociali e da una concezione ormai statica della musica strumentale e vocale, oltreché, naturalmente, chiunque intenda avvalersi, suonando, di frequenze più congeniali alla naturale vibrazione di tutto il cosmo.
Ormai suonare a 432Hz è una sorta di etichetta, utilizzata anche un po’ troppo forse, per dichiarare la propria adesione alle nuove tendenze spirituali ed evoluzionistiche in campo della ricerca interiore, ma non per questo non valide, anzi.
E’ infatti risaputo che la stessa accordatura era usata anche nel periodo barocco per accordare gli strumenti musicali (specialmente gli archi e i liuti), ricordiamo infatti che, prima dell’arrivo di J.S. Bach e di qualche suo contemporaneo, l’accordatura degli strumenti non era affatto “temperata” ed “equabile” come può essere ai giorni nostri (dove i semitoni sono tutti uguali tra di loro e quindi, in sostanza, un do diesis è uguale a un re bemolle), ma poteva benissimo darsi il caso in cui una viola intonasse un do diesis ad una frequenza diversa dal re bemolle (che, per inciso, corrispondono allo stesso tasto sul pianoforte) in base al valore funzionale della nota stessa e a ciò verso cui la melodia (e il senso armonico del tutto) tendevano.
[Siamo tutti diventati grandi – un bel salvagente]
Fatta questa doverosa premessa teorica sul mondo dei 432Hz, in cui non mi addentro più di tanto, veniamo adesso a questioni più personali. E’ infatti risaputo (almeno da quei pochi che hanno ascoltato le mie opere) che io, nonostante tutte le migliori intenzioni, non mi avvalgo più di tanto della musica a 432hz. Questo intanto è dovuto alla mia innata passione per il flamenco, è una musica che da sempre fa vibrare le corde più profonde della mia sensibilità.
E io (ma questa opinione è assolutamente personale tanto è vero che non tutti la pesano in questo modo, anzi! Vedi qui ) non ho mai ritenuto opportuno suonare il flamenco a 432hz, perché ho ritenuto questa frequenza troppo rilassante, troppo equilibrata, mentre secondo me il flamenco ha anche una carica di eccitazione, di movimento, e quindi ho preferito continuare sulla frequenza “maggiorata” dei 440hz.
Ma a parte questo, che è una scelta puramente personale, forse non tutti sanno (per non dire nessuno!) che la musica è stata per me un salvagente di sicurezza, che mi ha permesso di esprimere le mia capacità e miei talenti quando più ne ho avuto bisogno, in anni abbastanza bui in cui non avevo molte possibilità di mettermi alla prova e di far sentire agli altri la mia voce. E per fare questo ho utilizzato tutte le mie capacità e gli strumenti (apparentemente pochi) che avevo a disposizione.
Il primo strumento (e forse il più potente) che ho trovato lungo la strada è stato proprio il mantra di Ho’oponopono: fu uno psicologo a suggerirmi di ripetere quelle parole almeno per 10 minuti al giorno. E da quel “nucleo” iniziale di Amore verso me stesso e verso il mio Io superiore, è poi scaturito tutto il resto. “Magicamente” le cose si sono sistemate nel modo ad oggi migliore e il percorso evolutivo ha ripreso la sua migliore evoluzione.
I primi aiuti che ho trovato lungo il mio percorso (oltre allo psicologo di cui oggi sono molto amico) siete stati proprio voi tre (o più propriamente iniziai a leggere “La Pace comincia da Te” ) … adesso anche per voi le cose sono almeno formalmente cambiate e mi piacerebbe poter dire che “Siamo tutti diventati grandi” anche se ovviamente non posso paragonare il mio percorso evolutivo con il Vostro perché tali percorsi sono avvenuti e tuttora avvengono su piani ancora distanti (io mi sto avvicinando alla spiritualità un po’ da profano, mentre per voi questi sono argomenti che vivete quotidianamente con un approccio decisamente più professionale), anche se l’amore per il mantra, la meditazione, le visualizzazioni e la musica sono elementi che avvicinano le nostre strade.
A 35 anni di età avevo solamente dei vaghi ricordi dello studio in conservatorio (pianoforte) e dei lunghi anni passati a suonicchiare la chitarra da autodidatta, in più avevo dei cassetti pieni di foglietti e di appunti su tutte le musiche che mi erano passate per la testa da 4 anni (di età) a questa parte. Avevo anche qualche ricordo di alcuni colloqui fatti con insigni maestri di composizione, percorso mai iniziato per non mettere troppa carne al fuoco, che poi di fatto si risolse in un nulla di fatto.
Ma il desiderio che avevo di comunicare con gli altri mi stava chiedendo di recuperare tutto questo, se non altro come inizio di un nuovo modo di essere e di vedere le cose, un po’ più da “protagonista”. E anche in questo senso mi siete venuti incontro con “Ricomincio da Me”, altro libro che ritengo fondamentale per la propria formazione.
Capite bene che il gioco è stato presto fatto: spinto un po’ dal desiderio del nuovo e un po’ dalla “rabbia” di avere fatto tante fatiche in campo musicale per poi non combinare più nulla, mi sono dato da fare il più possibile per rimettere in piedi un qualcosa che non era mai stato definitivamente abbandonato. E così ricominciai – con molta umiltà – a prendere lezioni di musica da un bravo maestro privato (chitarra classica questa volta) e a cimentarmi in quella apparentemente inutile e paradossale impresa di rimettere insieme tutti i tasselli di quegli spunti musicali che avevo scritto e di trovarne un senso (che poi diedi loro tramite le due raccolte “Digital Collection” Vol. 1 e 2 che riuscii a pubblicare su Amazon anche in versione di cd fisico).
Il mio lavoro (oltre che per quanto riguarda gli inevitabili esercizi alla chitarra classica che tuttora proseguo) fu più che altro mentale, una scommessa contro tutto e contro tutti che almeno per me diede dei risultati. Tutta la musica che finora sono riuscito a produrre (a parte forse una unica eccezione) è uscita infatti dal mio notebook, unico modo che avevo per dare una voce alle melodie che avevo scritto. La mia indole polifonica infatti mi ha sempre indotto ad occuparmi di musica di insieme, orchestrale, sinfonica, difficilmente per strumenti solisti (anche se ne ho scritta un po’ per tutti). E incredibilmente, partendo proprio da quelle assurde e apparentemente insensate opere, mi si è aperto lentamente un mondo fatto più che altro di riscoperta delle mie reali capacità.
Dopo qualche anno ho scritto anche due “libretti”, di cui il primo assolutamente “autopubblicato” per il tipo di contenuti personalissimi e presuntuosamente “saccenti” (anche in modo volutamente autoironico) che porta il titolo di “Manuale del compositore per passione” ed il secondo, di respiro più ampio e di carattere più compilativo, che mi è stato commissionato di recente da una giovane casa editrice che pubblica testi di autore in e-book (“J.S. Bach, La Vita, Le Opere, Lo Stile” Ed. BitBiblos).
[L’incontro con lo Yoga]
Alla fine di tutto questo non poteva che esserci una buona notizia, un lieto fine come in tutte le fiabe che si rispettino. E questo lieto fine è stato per me sicuramente l’incontro con lo Yoga che non poteva avvenire in modo migliore da quello che ho avuto io.
Ho incontrato insegnanti validissimi e, per combinazioni quasi fortuite, ho iniziato nel migliore dei modi il Corso Insegnanti presso il Centro Studi Bhaktivedanta, una vera istituzione del sapere vedico, forse la più autorevole scuola in Italia e non solo, poiché gode anche del riconoscimento di una importantissima Università indiana.
Lo Yoga (“Unione”) è stato il tassello che mi ha permesso di rimettere insieme tutto quello che avevo vissuto finora. Ho ritrovato il senso della devozione (Bhakti), la pratica costante (Sadhana) e la disciplina spirituale, la meditazione, gli esercizi fisici, il canto del Mantra e la musica.
E alla fine di tutto ho trovato risposte – uniche ed irripetibili – anche per gli altri aspetti della mia vita.
Insomma, per farla breve, Yoga e Ho’oponopono, due pilastri della mia vita spirituale!
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