Noi esseri umani siamo fatti di una fibra psico fisica fortissima e contemporaneamente siamo emotivamente molto fragili. Spesso ci riduciamo a essere schiavi della nostra mente e dei nostri pensieri. Sembra una considerazione banale ma va compresa e tenuta in presenza per svolgere la nostra pulizia nella massima limpidezza e chiarezza.
Siamo l’unica specie così sviluppata e interattiva sul lato mentale, ma allo stesso tempo ci lasciamo distrarre e tralasciamo il rapporto con il sottile o lo frequentiamo a intermittenza. E piano piano – quasi senza accorgerci – un po’ di qua e un po’ di là tendiamo ad abbandonare la fiducia nella nostra natura divina e negli alleati e aiutanti sottili.
La capacità di pensiero e di analisi ci può portare grandissimi doni o immense disperazioni. Tutti lo sappiamo per esperienza. Il nostro chiacchiericcio interiore ossessivo ci sfinisce e ci stressa, portandoci più che altro confusione e instabilità.
La stessa cosa vale per le parole che pronunciamo perchè le nostre affermazioni sono vere e proprie sentenze concretizzanti che lanciamo nell’Universo e che, in un modo o nell’altro, ci ritornano con la stessa qualità di energia (Legge di Risonanza), di quella con cui le abbiamo inviate, e creano, materializzando la nostra realtà.
Ogni giorno la nostra mente formula circa 70mila pensieri, che sono 3.000 pensieri all’ora, 50 al minuto, poco meno di uno al secondo!
Tutto quello che pensiamo, e ancor di più se poi lo confermiamo con le parole, rende la manifestazione di questi pensieri più tangibile di quanto possiamo immaginare.
Questo accade sia in senso positivo che in senso negativo ovviamente.
Quante volte ci capita durante la giornata di pensare e dire determinate parole e frasi che salgono alle labbra in maniera automatica quasi senza rendercene conto?
Frasi come:
Non ce la posso fare..
Che scemo che sono..
Sono sempre il solito..
Non cambierò mai..
Sono sentenze che emettiamo. Sentenze che si materializzano nel concreto impedendoci di riuscire a risolvere quella determinata situazione che percepiamo come problematica.
Se continuiamo a ripeterci all’infinito che “non ce la faremo mai” a raggiungere quel determinato obiettivo qualunque esso sia, è quasi certo che non ci riusciremo!
In questo modo stiamo alimentando il problema che si ripeterà fino a quando non avrò risolto il conflitto che io stesso ho creato e trattengo dentro di me. E più il tempo passa, più sarà dura cambiare tutte quelle memorie e ritornelli talmente radicati nella nostra mente che non ci permettono di avere l’energia corretta per affrontare la condizione che stiamo vivendo.
Se la qualità dei pensieri che facciamo ogni giorno è negativa (cioè non allineata all’amore e alla fiducia) la nostra crescita personale si paralizza insieme alla nostra energia vitale.
Viceversa, se ci predisponiamo a vedere tutto nell’ottica di opportunità di crescita, l’essenza purificata del nostro pensiero può aiutarci a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, oltre a migliorare immediatamente e concretamente la nostra vita.
La pulizia diventa necessaria per portare ordine quotidiano in noi stessi e nella relazione con i nostri 3 Sè, che sono la nostra Famiglia interiore.
Il lavoro più importante di Morrnah Simeona è stato la restaurazione della Famiglia interiore, l’armonia dei nostri 3 Sè.
In Ho’oponopono sono:
- il Bambino Interiore (Unihipili), il Figlio, la mente subconscia, il cui scopo più prezioso è contagiarci con la sua gioia di vivere;
- la Mente Conscia o l’io razionale (Uhane), la Madre, è l’adulto che insegna con l’esempio, la presenza e la centratura;
- la Mente Superconscia (Aumakua), il Padre, il Sè Superiore che è la nostra parte saggia e sapiente in collegamento perenne con la Sorgente, quel Divino Creatore eternamente presente che ha generato tutti e il Tutto.
Dobbiamo ricordare bene una cosa: Unihipili, il Bambino interiore, è sì la chiave per ogni soluzione e per ogni nostra rinascita, ma non deve mai prevalere con i suoi capricci, l’indolenza e quei problemi che si ripetono e che sono accumulati in lui (in Ho’oponopono memorie), problemi dei quali lui peraltro è innocente, perchè ne è solo il contenitore.
In ogni caso non dobbiamo far condurre a lui la nostra esistenza, perchè potrebbe trascinarci nel suo vortice di sbilanciamenti.
Unihipili è un bambino piccolo, immaginiamolo di età fra i 5 e 7 anni, che deve essere amato e trattato con tenerezza e gentilezza, ed educato con l’esempio, l’intimità e una dolce fermezza quando occorre.
La relazione con lui deve essere attiva, costante, fiduciosa, riconoscente, presente, comprensiva, protettiva, solida.
Solo quando il nostro Bambino interiore è guidato e amato, accolto e considerato possiamo essere di nutrimento reciproco per la nostra gioia di vivere e per la manifestazione dei nostri sogni più puri e corretti, insieme a lui.
Se prendiamo confidenza con questo schema, che poi è quello della natura (Padre + Madre = Figlio), e se cominciamo a vedere e ad aver comprensione dei ruoli e delle caratteristiche della nostra Famiglia interiore, quei ruoli diventeranno relazioni reali, interattive e produttrici di benessere e armonia sempre e ovunque.
Questo accadrà quando ci apriremo senza più ostacoli intellettuali alla connessione con ogni energia vivente.
Gli hawaiiani, lo diceva Morrnah Simeona e lo ha ripetuto molte volte il dottor Hew Len, affermano che i 3 Sè abitano in ogni atomo esistente, ogni creatura è composta da infiniti 3 Sè, che esistono anche nelle forme di vita invisibili a occhio nudo.
Quando questa, la nostra, “Famiglia interiore” è allineata alla frequenza della vita, siamo in sintonia con il Generatore, l’equilibrio arriva e la nostra energia psico-fisica inizia a fluire nella sua naturale armonia, prima in noi stessi e poi in tutta la creazione.
Qualcuno dichiara difficoltà nel percepire la propria Famiglia interiore ma fondamentalmente è una questione iniziale di allenarsi a fare il vuoto senza chiedere nulla in cambio.
E’ entrare in quello ‘spazio zero’ dove poter ascoltare i messaggi per noi, mentre faremo più attenzione alle dichiarazioni di pensiero e di parole (che sono sentenze) che formuliamo a noi stessi e al mondo.
In realtà più che “raggiungere” la nostra Famiglia interiore il fine è quello di aprirsi con fiducia e di “farsi raggiungere”.
Perciò non bisogna avvilirsi, ma continuare a pulire restando in apertura, cosìcchè far fluire (lasciar andare) tutto quello che non ci serve più (memorie, conflitti, considerazioni, scelte limitanti e depotenzianti).
Nel nostro vuoto possiamo essere colmati senza sforzo alcuno dalla sacra luce della Creazione, quel raggio amorevole che non si stanca mai di voler raggiungere, abbracciare teneramente e risanare ciascuno di noi.
Un’altra cosa, noi potremmo essere l’anello risolutivo della catena, perchè tramite il nostro sviluppo spirituale e intellettuale, nella visione globale e nella compassione, ci potremmo accorgere che molti dei nostri antenati – magari quelli più recenti – potrebbero essere vissuti nella più completa inconsapevolezza.
Noi non possiamo sapere cosa innesca nel sangue, cioè in quel DNA (sempre memorie) che è arrivato a noi, nelle cellule di chi vive sulla terra l’esperienza della guerra ad esempio, delle vessazioni, della malattia, del dolore, della sottomissione, dell’isolamento o della schiavitù.
Noi non possiamo sapere quali esempi o sostegni aveva chi ci ha generato e quali consuetudini vivevano i nostri progenitori.
Non possiamo sapere delle loro paure e dei loro sgomenti, dei loro pensieri e dei loro drammi, e neanche possiamo sapere quanta gioia e quanto amore hanno dato, o hanno ricevuto.
Ora che abbiamo sia la cultura che la sensibilità per collegare molte esperienze, tocca a noi pulire per “mettere le cose al posto giusto”, anche per loro. Anche per quello che loro non hanno saputo o potuto fare per loro stessi e inevitabilmente per le generazioni future.
Momento per momento, occorre pulire per correggere e lasciare che tutto sia purificato e a questo riguardo questa è la potente preghiera di perdono tra noi, i nostri antenati e il Creatore, scritta da Morrnah Nalamaku Simeona:
Divino Creatore, Padre, Madre, Figlio, Tutti in Uno.
Se io, la mia Famiglia, i miei Parenti o Antenati
abbiamo offeso la Tua Famiglia,
i tuoi Parenti o Antenati
in pensieri, parole, fatti o azioni
dall’inizio della nostra creazione fino ad ora,
io chiedo il Tuo Perdono.
Lascia che questo Perdono ripulisca, purifichi,
liberi tutte le memorie, i blocchi,
le energie e le vibrazioni negative
e tramuti queste energie indesiderate in pura luce.
E così è fatto.
In pratica: quello che dobbiamo cercare di fare è individuare la nostra linea più coerente, il nostro personale canale diretto con la Fonte per rendere sempre più stabile e duratura la pace interiore e il nostro restare nel centro imparando a conoscere da osservatori le nostre emozioni.
Scegliamo sempre una visione incontaminata e con questi occhi – mentre puliamo – possiamo osservare gli eventi in tutti i dettagli e le nostre reazioni.
In queste esperienze vediamo i segni e i collegamenti che possiamo interpretare “in presenza”, senza farci travolgere dall’emotività.
Durante la nostra pulizia siamo a zero memorie e non accettiamo più nessun aggancio o interferenza disturbante, bensì ci disponiamo in totale connessione con la Sorgente.
In realtà siamo già un canale, che ripuliamo costantemente per accogliere quel vuoto che può essere colmato dall’energia che ci ha messo in questo mondo e che ci tiene in vita.
La pulizia con il mantra Ho’oponopono ci porta con gentilezza e compassione verso noi stessi, tiene sveglia la nostra presenza in diretta connessione divina senza intermediari. Con più attenzione e amore nel formulare pensieri e parole, e di conseguenza azioni propositive, per noi e per tutti.
E il meglio per ciascuno si manifesta.
Per approfondire:
Il significato delle parole del mantra Ho’oponopono
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