Il Solstizio d’inverno – quest’anno venerdì 22 dicembre alle ore 04:27 – rappresenta tradizionalmente un simbolo di ripresa, di risalita e di rigenerazione, ed è anche metafora per la nascita o la rinascita spirituale. In questo momento tutte le energie dello spazio e del tempo abbracciano il passaggio verso il nuovo. Un motivo in più tra Terra e Cielo per abbandonare quello che è superfluo insieme a tutto ciò che ostacola la nostra evoluzione spirituale.
Da sempre il Solstizio d’inverno è considerato la “nascita della luce” perchè, da adesso, le giornate iniziano pian piano ad allungarsi fino al Solstizio d’estate. A questo evento si collega quindi la nascita della luce, o meglio la vittoria della luce sul buio e sulle tenebre, e simbolicamente quello della vita sulla morte.
In questo periodo il sole raggiunge il suo punto più basso sperimentando quindi il massimo declino. L’etimologia del termine “solstizio” deriva dal latino “sol stat + sistere” il sole si ferma. Si credeva che durante i solstizi il sole si fermasse per tre giorni prima di riprendere il suo cammino, simboleggiando appunto morte e rinascita. Per questo motivo entrambi i Solstizi, invernale ed estivo, sono considerati porte simboliche verso uno stato superiore di consapevolezza.
Parecchie culture molto diverse tra loro hanno celebrato questo momento significativo. Durante l’Impero Romano, si parlava di Sol Invictus – “Sole invitto” ossia Sole mai sconfitto, in riferimento al Solstizio d’Inverno – celebrando il giorno in cui il sole smetteva di declinare sull’orizzonte.
Il periodo del solstizio inizia il 13 dicembre, con la festa di Lucia, la dea della luce che il cattolicesimo riporta come santa, che illuminava il periodo più freddo e buio dell’anno. Tradizionalmente, durante il Solstizio, si accendevano grandi fuochi propiziatori, mentre dove veniva chiamato Yule si faceva ardere un grande ciocco di quercia, simbolo di forza, di vittoria sull’oscurità e di rinascita della luce.
La nascita del Dio Sole è un tema comune in molte culture
Attorno al 25 dicembre molte civiltà festeggiavano la nascita di esseri divini o soprannaturali: Horus e Osiride in Egitto, Quetzalcoatl e Huitzilopochtli nel Messico pre-colombiano, Bacab nello Yucatan, Bacco e Freyr nel Nord Europa, Krishna in India, Scing-Shin in Cina, Mithra in Persia e Tammuz a Babilonia. Anche il cristianesimo ha successivamente fissato la nascita di Cristo in prossimità di questa festa della luce.
Il solstizio segna la morte del Vecchio Sole e la nascita del Sole Bambino nell’eterno ciclo di rigenerazione e immortalità. Questo momento simbolico è rappresentato dai miti di archetipi opposti, come il Re Quercia e il Re Agrifoglio nella leggenda celtica, che simboleggiano le forze contrastanti nella sequenza delle stagioni.
Il 21-24 dicembre segna un momento di transizione, in cui le ore di luce diminuiscono per fare spazio al buio della notte. La tradizione nordica di Yule rappresenta il passaggio del vecchio dio al nuovo, simboleggiato dalla rinascita del Sole Bambino dalla Dea Madre Terra.
Il simbolo del vischio, considerato magico dai Celti per la sua capacità di vivere su altre piante, riflette la rinascita e l’immortalità. L’abete, sempreverde e simbolo di speranza, rappresenta la vita che continua anche durante i periodi più difficili.
Nella pratica umana e spirituale il Solstizio d’inverno è un momento di profonda riflessione e rinnovamento. Questo tempo ci invita a esplorare le nostre profondità interiori, affrontando le nostre oscurità per emergerne alleggeriti e rigenerati.
Come il sole ciclicamente risorge pertanto anche noi, da adesso, possiamo uscire dalle tenebre invernali/interiori, rinascendo più preparati, forti e luminosi. Inoltre questo è un gran momento per mantenere viva la fiamma della fede, poiché, ‘al mattino’ con ottimismo e speranza, la nostra energia più fiduciosa trionferà con la trasparenza e la bellezza dell’alba.