“Economia” come pure “benessere sociale” sono termini che quasi automaticamente ci portano a pensare al mercato, alla finanza e al consumo. Quindi per le nostre memorie queste due definizioni sono strettamente legate al fatto che, parrebbe senza rendersene conto, l’essere umano è spinto a muoversi quasi esclusivamente da “consumatore”, termine che sul dizionario viene definito chi “consuma e distrugge”, ovvero colui che usa la roba e la finisce.
La parola consumatore è l’ibrido di due verbi latini, consumere e consummare, dove il primo ha il significato etimologico di prendere interamente, e quindi togliere del tutto; il secondo, quello di sommare definitivamente, e quindi di compiere.
Ormai l’atto del consumare proietta un’ombra non molto gradevole: ciò che viene consumato volge verso la fine – a meno che non sia inteso nel puro senso del secondo filone latino del compiere, come nel caso di consumare il matrimonio.
Pertanto consumatore è una definizione alla quale le consuetudini linguistiche ci hanno abituato ponendoci al centro di scintillanti pacchetti regalo e di offerte irrinunciabili ma che, se osservato con occhi differenti, sa tanto di fameliche termiti che rosicchiano tutto ciò che sono indotte a fagocitare.
E invece, che sorpresa, economia ha tutt’altro significato di quello che ormai ci sembra:
“La parola economia deriva dall’unione delle parole greche oikos, “casa” e nomos, “norma” o “legge”, letteralmente significa quindi “gestione della casa”.
In effetti il principio base della scienza economica è proprio il soddisfacimento dei bisogni dei membri della collettività attraverso l’utilizzo di tutti quei beni utili a questo scopo ma non liberamente reperibili, detti appunto “beni economici”.
L’economia non nasce quindi, come una certa scuola di pensiero ha cercato di proporre, come la scienza della “massimizzazione degli utili” o della “minimizzazione dei costi”, piuttosto con una metafora è assimilabile all’ “arte della massaia”, della governante, che deve gestire al meglio le risorse della propria casa affinché tutti abbiano uno stile di vita conforme ai propri bisogni, senza far prevalere i propri fini su quelli della collettività.”
In quanto alla percezione del “benessere sociale” la nostra mente ha completamente riscritto il significato limpido e semplice delle parole, che sono diventate una complicata tabella essenzialmente finanziaria; un po’ come ciò che riguarda il Big Bang, che per capire vagamente cosa è e come si sia potuto verificare bisogna fare master matematici superiori per una faccenda che rimane comunque pura teoria.
E quindi, anche attraverso i termini che usiamo, oggi siamo tutti condizionati da un modus vivendi che si specchia e si riferisce meccanicamente all’interpretazione di termini commerciali quando si occupa di descrivere la presunta miglior sopravvivenza degli esseri umani e quella del pianeta che abitiamo.
Allo stesso tempo ormai sappiamo che le cose accadono quando è il loro momento, nè prima nè dopo, “l’acqua bolle solo quando ha raggiunto la temperatura giusta” diceva il nonno, nè prima nè dopo. Nessuna scienza, religione, filosofia o comportamento è realmente comprensibile e utile come Verità, se non quando vediamo con gli occhi dell’Anima, se prima non si è accesa la Luce in noi. Non una luce focalizzata da altri dove si vuole che noi guardiamo, ma quell’illuminazione diffusa che sorge dalla pulizia personale e che ci consente di osservare appunto cosa sta succedendo e manifestando “fuori” con il nostro consenso.
In “Pulisco Vedo e Agisco – Ho’oponopono post moderno”, il nostro nuovo testo che uscirà il 25 gennaio con UNO Editori, ci facciamo accompagnare dalla pulizia Ho’oponopono attraverso un’angolatura di Cielo ma anche di Terra, per comprendere quale sia la visione che adesso è più interessante, più utile, ed efficace per ciascuno come per tutti. Dopo 7 anni di pulizia siamo arrivati a dare credito a una spiritualità a 360°, nel reale 100% di quella responsabilità che chiede la pratica (non teorica) di Ho’oponopono.
La nostra condivisione è quella di osservare anche attraverso i Diritti Umani la rappresentazione planetaria che interpretiamo collettivamente, 30 diritti che sono la base etica della nostra civiltà moderna, una verità velocemente dimenticata dalle nazioni che l’hanno sottoscritta per argomentare in milioni di sfumature la pace del mondo ma, fino ad oggi, senza intenzione di concretizzarne la realtà per tutti gli esseri a cui questi diritti sono destinati. E’ importante per ciascuno sapere quello che ha disposto l’Assemblea delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948:
“L’Assemblea Generale proclama la presente Dichiarazione Universale dei Diritti Dell’Uomo come ideale da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo e ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.”
A partire dal primo articolo che dichiara: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”
Perchè dobbiamo essere coraggiosi? Innanzi a tutto perchè la parola coraggio è la forza morale che ci permette di affrontare situazioni complesse, e perchè coraggio è un termine che proviene dal provenzale corage e che è derivato dal latino cor cioè cuore.
Ma la cosa che più ci preme è che chi intercetterà il nostro messaggio possa pulire qualsiasi credenza aprendosi non a livello filosofico o intellettuale ma di cuore, di pancia, di onore, almeno per il tempo di fare le proprie riflessioni.
“L’era dell’autorità esterna, dei guru, dei maestri e dei discepoli a mio parere è bella che finita e a questo punto siamo in una condizione energetica che ci permette di trovare da soli le risposte a ogni domanda o, come dice Hew Len, “solo la tua divinità interiore sa cosa è meglio per te”. Perciò, semplicemente, pensiamo con la nostra testa.”
Andrea Panatta
Il nostro scopo? Semplicemente essere quel “ciascuno” che comunica con il divino in sé avendo chiare anche altre verità oggettive, per valutare e indirizzare più efficacemente (PONO l’efficacia è la misura della verità) quel bene e quel buono che è già a disposizione di tutti gli abitanti del nostro pianeta.
Quando osservo il male o le malefatte del mondo “fuori” non do loro energia, non è mia intenzione. So la differenza tra intendere (comprendere, capire, intuire, recepire) e intenzione (proposito, proponimento, obiettivo, desiderio).
Semplicemente guardo e vedo senza mirabolanti traduzioni spiritual-filosofiche che spesso mi mettono a sedere per indurmi a seguire ragionamenti aeriformi e possibilmente immobili.
Semplicemente osservo e prendo atto, mantenendomi costantemente nel mio centro di pulizia.
Quando pulisco guardo e vedo posso fare qualcosa, fosse anche solo il rendermi conto di come funziona la “realtà” fuori. Perchè la manifestazione della realtà collettiva, che mi riguarda, funziona sempre con la mia partecipazione co-creativa, consapevole o inconsapevole, anche attraverso il mio esserci oppure no, mentre il mio silenzio significa sempre assenso e consenso.
La realtà che mi circonda è bella? Mi piace? E’ eticamente corretta per tutti gli esseri viventi? Cioè ciascuno ha a disposizione ciò che gli è necessario, dovuto e che gli occorre per vivere con gioia e soddisfazione o quantomeno con dignità e decoro?
Bene, allora io posso considerarmi in uno stato di soddisfazione e di pace e posso, anzi voglio e non perchè devo, contribuire alla pace proprio collaborando e mantenendo questa situazione di buona risonanza per me, per i miei cari e per chi mi circonda.
Ma se al contrario l’esistenza tangibile, e quindi concretamente migliorabile, non è buona collettivamente o lo è solo per pochi strateghi che si sono posizionati al sole del sistema-prosperità per meriti o per chiacchiera, io – avendo la responsabilità al 100% di me e del Tutto che mi riguarda – ho il dovere di fare qualcosa.
Cosa?
La mia anima, che non è mai coinvolta dal circo dell’ego e dell’apparenza, mi suggerisce momento per momento cosa posso e voglio fare, per me e a favore di tutti. E posso fare molto sia nel dentro che nel fuori iniziando a informarmi e mantenere il mio stato di SVEGLIA, cioè pulisco vedo e agisco togliendo il mio consenso a quello che, per me e per tutti, non è corretto e non è al posto giusto.
Il senso di essere svegli dentro e contemporaneamente fuori è: “Certo l’ho creato io, ma voglio rivedere nei dettagli quello che ho creato, eventualmente per disfarlo o migliorarlo.” Sennò siamo a armi impari, perché io non so in quanti lavorino consciamente o inconsciamente, praticamente ed energeticamente per creare e sostenere la rappresentazione che mi circonda, quindi adesso intendo vedere per focalizzare l’entità della necessaria ri-evoluzione, per potermi muovere al meglio nei confronti della mia missione, e per prima cosa non tradire me e il motivo della mia “pulizia”.
Quando pulisco me posso vedere con chiarezza a 360°, nel 100% della mia totale responsabilità. Il mio agire è semplicemente accorgermi, così che la mia pulizia possa svelare tutto ciò che c’è di oscuro in me e fuori di me, e contribuire a “mettere le cose al posto giusto”. Perciò Pulisco Vedo e Agisco.
Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie
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6 Comments
Come sempre grazie di cuore e in attesa delluscita del vostro libro grazie delle vostre meditazioni e dei vostri post MARCO
Grazie della tua presenza Marco!
Fantastico, ciò che avete descritto.
Grazie ne avevo proprio bisogno.
Grazie Francesca!
Condivido totalmente il contenuto dell’articolo.
In questo tempo di cambio dimensionale, infatti, ci viene richiesto di unire Terra e Cielo, materia e spirito, corpo e anima, pensiero e azione, superando tutte le frammentazioni dell’essere che creano disarmonia dentro e fuori, per arrivare, o avvicinarci quanto più possibile, alla pienezza della totalità, dove gioia, amore e giustizia sono sinonimi.
Illuminante richiamare l’attenzione sull’essere presenti a se stessi e sul potere dell’intenzione come mezzi per perseguire questo risultato. Come sempre, complimenti per la vostra evidente pulizia e buona fede.
Un abbraccio, Mariangela
Grazie sempre cara Mariangela sei un’anima di luce preziosa, un doppio abbraccio speciale!