Anche se non mi sembra o magari non ci penso sto scegliendo in ogni momento come, dove, perché e cosa sto vivendo.
Cioè in quale situazione, per quale scopo e in che direzione. Anche se non mi sembra o magari non ci penso, il Divino è sempre con me e posso sentirlo forte e chiaro quando rispetto la visione dell’Unità, la Coscienza d’Unità con tutte le cose, animate o inanimate.Le scelte sono infinite, come le predisposizioni e le tentazioni. Sta sempre a me mantenermi con Presenza nel presente e osservare quello che, momento per momento, consento che divenga la mia realtà.
Oltre al discernimento è fondamentale che io mantenga insieme all’attenzione l’innocenza, uno stato dell’essere puro che non ha nessuna parentela con l’ingenuità e tantomeno con l’essere sprovveduti.
L’attenzione è la costante valutazione consapevole che (e vale per ogni io esistente incarnato) io ho una missione, o funzione, che non è solo mia personale ma necessariamente collaborativa, e che deve essere di beneficio alla salute del piano di esistenza che mi ha accolto. Quella zona di esistenza concreta che mi consente di esprimermi e che necessita con reciprocità del mio operato. Cioè della mia opera attiva, desta, presente, sveglia e utile, a me e agli altri compagni di viaggio che compongono la rete interattiva di cui sono tassello e co-creatore.
Nella confusione non casuale del mondo la mia opera è rallentata dai condizionamenti e dai dubbi successivi, oltre che dalle opinioni, dalle chiacchiere e dai partigianismi miei o altrui. Tutto questo, secondo Ho’oponopono, è “memoria”, è eco riflesso, è qualcosa che non è me, che non è frutto del mio centro quando è (sono) connesso all’energia che dà la vita a tutta l’esistenza.Le mie scelte quotidiane sono fondamentali e devono essere sempre meno emotive. Le emozioni piacevoli o meno se non osservate, riconosciute e governate possono diventare trappole dolorose oppure droghe, di quelle che creano dipendenza. La paura ad esempio – che ben attecchisce in un organismo condizionato da regole imposte o suggestionato da chi ha il potere di mantenere il mio fermoimmagine – è una trappola che paralizza.
L’emozione del piacere momentaneo e fine a se stesso che mi conduce ad abitudini non corrette nè sane, a relazioni sbagliate, a frequentazioni superflue, a perdite di tempo prezioso, è anch’esso una trappola, di quelle che danno dipendenza sia alle mille scuse che alla giustificazione di superficie con la quale spesso dimentico quale sia la portata della mia responsabilità su tutto ciò che manifesto e mantengo.
Certo va bene, anzi è doveroso per il proprio bagaglio di esperienza, anche sperimentare la trama evolutiva delle emozioni ma occorre imparare a viverle per vederle e per scegliere di prenderne la corretta confidenza, e potersi dirigere sempre più definitivamente verso la sponda del sentimento. Perché sennò l’esistenza diventa quel loop che fa mestamente dire “capitano tutte a me” dimenticando che siamo co-creatori quanto meno al 50% di tutto ciò che viviamo, e della nostra porzione ne siamo responsabili al 100%.
Quello che devo ricordare è che posso farcela autonomamente a restare in equilibrio. Certo ci sarà sempre qualcuno che ne saprà più di me, di teoria, ma nessuno avrà mai la pratica che posso mettere in atto solo restando nei miei panni, come essere unico e irripetibile quale sono.
Questo passaggio dispersivo che facciamo durare troppo, che include le infinite chiacchierate sulla legge dello specchio (“se ti dà fastidio ciò che vedi in me la stessa cosa/situazione/difetto ce l’hai o lo sei anche tu”) mantiene sulla linea dell’eterna disquisizione teorica, che di filosofia in filosofia allontana e posticipa il vero senso di ciò che mi riguarda ed è più importante per me. E cioè che devo, voglio, posso e scelgo di stare bene il prima possibile, mollando tutte le teorie (e i corsi e le filosofie) perché tutto diventa immediatamente più facile appena ricomincio da me immergendomi nel “sentire del sentimento” del mio Bambino interiore.
Il sentimento, termine dal sapore un po’ obsoleto e sicuramente meno frizzante e adrenalinico dell’emozione, non significa “sentimentalismo” bensì l’esercizio della sensibilità, della ricettività. Il sentimento, a differenza dell’emozione, non travolge e non agita, non ossessiona e non porta a pensieri o ad azioni inconsulte. Inconsulto come sinonimo di incontrollato, impulsivo, imprudente, sconsiderato, avventato, azzardato, precipitoso, irriflessivo, insano e quindi di tutto ciò che è più distante da un centro di equilibrio, dal punto zero, da quello che in Ho’oponopono è definito il canale di connessione con l’intelligenza divina. Lo sciamanesimo hawaiiano vede il Bambino interiore come la chiave per la realizzazione del corretto, per la buona riuscita di una preghiera e addirittura come punto di contatto fondamentale con la parte più cara al divino.
Nella sacra pratica di Ho’oponopono il Bambino interiore, in hawaiiano Unihipili, è la chiave. Questo aspetto di noi è la sede centrale di tutte le memorie e degli schemi mentali depotenzianti, alterati o condizionati che si riproducono momento per momento nella nostra vita.“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. Matteo 10,16. Prudenti sta per “in presente attenzione” e semplici per “innocenti”.
Una delle sfide più ardue e soddisfacenti di ogni essere umano è la trasformazione del sé, quel viaggio che ciascuno deve compiere per ritrovare la propria reale identità, trasmutando le pulsioni istintive, sempre eccessive e spesso simili a se stesse, in accoglienza ricettiva dell’Ispirazione.
ll termine trasformare – dal latino trans ‘oltre’ e formare ‘dare forma’ – significa “formare al di là, formare nel profondo, formare dentro”. Importante è il significato del termine: formare. Pertanto la trasformazione non è creazione perchè esiste già un qualcosa di inespresso che, con la trasformazione, prende forma manifesta. Il compito di ciascuno è trasformare quel tipo di entusiasmo adolescenziale che è fatto sì di vitalità ma anche di inesperienza, quell’umore che passa dalle vette agli abissi, che respira e metabolizza gli inevitabili condizionamenti, che si fa gestire dagli ormoni in subbuglio insieme a presunte certezze alternate a profonde insicurezze.
Centrarsi nel sentimento è imparare a diluire e domare le emozioni, è saper ritornare costantemente con animo leggero all’innocenza del presente, alla luce pura del nostro Bambino interiore. Scriveva Publilio Siro nel I secolo a.C.: “L’innocenza è sempre seguita dalla propria luce”. Essere innocente (in – cioè non – nocentem, che non nuoce) è quello stato puro dell’essere senza peccato e senza malizia, da intendere nell’unica legge che mi connette costantemente al divino. Sono innocente quando non nuoccio né a me né ad altri, quando non conosco il doppio gioco, quando non ho maschere, quando non ho conflitti di interesse, quando non voglio farmi intendere diverso da chi realmente io sia nella mia reale identità e missione di esistenza.
Perchè il momento di ESSERCI è arrivato ed è adesso. L’azione Ispirata è connessa alla Fonte della Vita, quell’inconoscibile che chiamiamo Creatore di tutto ciò che è. Perciò Pulisco, Vedo e Agisco.
“Finchè sono in questa vita la proteggo e la onoro perchè i diritti fondamentali miei e di ciascun essere vivente siano concreti, fruibili e manifesti.
E così è fatto”.
Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie