Con Ho’oponopono l’esistenza può essere
una passeggiata profumata di rose, di pulizia e di bellezza
Quando qualcuno afferma che la “bellezza ci salverà la vita” – o cita, anche fuori contesto, la celebre frase (da l’Idiota di Dostoevskij) ”la bellezza salverà il mondo” – in effetti viene detto il vero.
Prendendola alla lunga
La nostra generazione, noi siamo tra quelli nati inizio e metà anni ’60, ha visto la bellezza e ha visto – abbiamo visto – tante cose belle oltre che vere. Solo ora ricordando e confrontando possiamo rendercene conto.
“Si finiva sempre per tornarci, a Parigi. Parigi ne valeva sempre la pena. Ma questa era la Parigi dei bei tempi andati, quando eravamo molto giovani”.
(Ernest Hemingway)
E’ vero che si dice che diventando grandi (nel senso di anziani e vecchi) si tende a vedere il bello anche dove non c’era perchè spesso fortunatamente le memorie di giovinezza raccontano, migliorandole, le parti migliori.
“Quelli erano bei tempi. Non ricordo esattamente quali, ma erano belli”.
(Anonimo)
Ma nel caso di noi e dei nostri coetanei possiamo affermare di essere nati durante la serena – e inconsapevolmente superficiale – corsa al miglioramento economico e sociale visto che le grandi guerre e la maggior parte delle rivoluzioni culturali erano già state fatte.
[ Poi che tante fossero anche ‘giuste’ e quindi favorevoli al benessere soggettivo insomma… Il tempo, e le informazioni che i più attenti possono cercare e verificare, ci ha fatto capire che più che corrette tante scelte riservate all’umanità sono state fatte a scopo giustificativo di altro. Ma saggiamente sorvoliamo e osserviamo in questo spazio la proiezione che ci è stata indotta per lasciarcela alle spalle e superarla.
(più dettagli in Pulisco Vedo e Agisco Ho’oponopono postmoderno) ]
Tornando al nostro potere di adesso
La bellezza di quegli anni, diciamo fino alla metà degli anni 70, era nell’oculato benessere e nelle cose semplici ma che si percepivano anche come speciali; a differenza della fatica della generazione precedente, quella dei nostri genitori (1930 – 1945) che hanno fatto miracoli con quello che non sapevano, che non potevano e quello che ancora non c’era, velocizzando ed economizzando tra dadi da brodo e margarina.
Erano appena finiti quei tempi che alle camice si sostituivano polsini e colletto quando si logoravano, altro che buttare via cose praticamente nuove, e sempre più di bassa qualità, come facciamo con naturalezza da decenni a questa parte.
Dagli anni ’60, chi poteva permetterselo e non era difficile come oggi, c’era praticamente tutto il necessario e anche il superfluo ma non le decine di varianti della stessa cosa. Oggi solo per scegliere uno yogurt in un grande supermercato potrebbero volerci decine di minuti, lo stesso discorso – per chi volesse fare una scelta accurata – riguarda la maggior parte dei prodotti commerciali dai detersivi ai biscotti incluse le cose molto meno necessarie perchè il consumismo prevede di far consumare velocemente attraverso esigenze provocate e appagate. Siamo in un tempo che lascia letteralmente senza fiato.
La Bellezza ci salverà la vita
Da quando siamo in questo mondo – comunque e anche se non li percepiamo – ci sono milioni di dettagli quotidiani che ci riguardano e che ci possono chiarire ed evidenziare il significato di questa frase che è molto meno superficiale di quello che sembrerebbe. Dal semplice fatto di esserci ancora a fare questa considerazione in questo prezioso e irripetibile ‘oggi’.
La Bellezza primaria ad esempio è intimamente legata al senso di gratitudine che ci riempie ogni volta che vediamo la sostanza divina di cui siamo fatti, che è la sostanza di ogni essere, di ogni cosa e situazione di questo mondo.
Gratitudine che attraverso la compassione – quell’unione intima e sottile che ci dimostra di essere uno con l’altro – ci porta a saper vedere la bellezza negli altri, fisica mentale psicologica e spirituale. La bellezza che hanno e che sono – che ognuno di noi ha ed è – insieme al compito, al dovere e al piacere di portare coraggiosamente nel mondo la propria scintilla, vibrante unica e individuale.
E dunque, innanzi a tutte le spine delle nostre memorie, sempre, ovunque e a chiunque in ogni direzione, spazio e tempo e a noi per primi pensiamo e diciamo:
“Grazie per la Bellezza che porti nel mondo!”
Ripetiamolo con affetto a noi stessi, che siamo la prima entità a cui voler sinceramente e teneramente bene “per sempre”. Ripetiamocelo a compenso di tutte le volte che ci siamo detti parole minatorie e lamentose come “son sempre il solito, non ne faccio una giusta, non cambierò mai” ecc.
“La rosa è come un cuore fresco che non sa star chiuso e vuole aprirsi.
E se tu la guardi scopri sempre qualcosa di sorprendente”.
(Fabrizio Caramagna)
Nella pulizia lascio affiorare (emergere, fiorire) il profumo sorprendente della mia anima
coltivando e osservando la sua bellezza che è la mia bellezza, in continuo e perenne scambio e specchio armonico.
Dio vide che era cosa bella
L’ascolto di questa catechesi della Bellezza, tenuta magistralmente da Don Dario Vivian al Festival Francescano del 29 settembre 2018 dal titolo “Tu sei bellezza”, ci porta a comprenderne il sacro e immenso valore. Il suo intervento è dal minuto 8.25 al minuto 31.13 di questo video; molto interessante anche le considerazioni seguenti di Lidia Maggi tra pulizia e desiderio.
Le parole di Don Dario sono imperdibili per imparare a ‘vedere’, a cercare e a portare tutta la Bellezza possibile in questo mondo da immaginare e ridisegnare attraverso le nostre memorie più buone e più belle appunto. Come scrive Giovanni Teresi “Tra il bello e il bene esiste un legame misterioso, inafferrabile e indistruttibile”
Scrive Aurelio Porfiri:
“Al capitolo primo del libro della Genesi, versetti 1-4 leggiamo:
“In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia luce!” E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre”.
Tutti conosciamo questo passaggio ma forse non bene come pensiamo. Ci si potrebbe domandare: ma cosa c’entra questo con Teologia ed Estetica? Domanda legittima, che merita una risposta accurata.
La questione si annida nel testo ebraico. Leggiamo che la luce era cosa buona e a questa parola “buona” diamo un senso morale, come è proprio della nostra lingua. Ma la parola originale ebraica che l’italiano traduce “buona” ci dice qualcosa di più e di diverso. Questa parola è “Tôb”.
Il significato di “Tôb” è qualcosa di più che semplicemente buono, sembra più vicino alla parola “bello”.
Se leggiamo le varie definizioni che si trovano in un dizionario della lingua ebraica troviamo anche quella di “buono” nel senso di “giusto” (morale, quindi); ma il tono generale di questa parola è più riferito all’accezione di piacevole, ben ordinato, che delizia.
Ma per molti questa non sembrerà una prova sufficiente che permette di allargare il senso di “Tôb” alla dimensione estetica più che a quella etico-morale. Allora ci servono altre attestazioni di questo fatto. E, per fortuna, le abbiamo.
Tôb e Kalós
Quando l’Antico Testamento fu tradotto dall’Ebraico al Greco, ci fu la necessità di trovare un termine corrispondente per il nostro “Tôb”.
In Greco, questo concetto di “buono” viene espresso con tre parole differenti: c’è il bene in senso più morale che è Agathós; poi abbiamo il buono in senso di “utile”, reso con la parola Chrêstós; e infine abbiamo il buono con il senso di “bello”, reso con Kalós.
Quale sarà la parola scelta per sostituire la nostra parola ebraica “Tôb”? Avrete già capito che è Kalós. Quindi abbiamo una doppia attestazione del significato di quel “vide che era buono” nel senso di “vide che era bello”.
Questo dà il via a una ricerca di una Teologia della bellezza. Molti teologi si occuperanno di questo, specialmente nel nostro secolo dedicando fatica intellettuale a ricercare il rapporto fra bellezza e teologia, fra estetica ed estatica. Quindi non possiamo fare a meno di parlarne e di tenere presenti anche i contributi che hanno apportato a questa disciplina. Insomma dobbiamo occuparci più approfonditamente di Teologia della Bellezza.
Nota che nell’Antico Testamento l’aggettivo Tôb (si pronuncia anche tôv) è presente per 741 volte, e il suo significato oscilla appunto tra «buono» e «bello», per cui bontà e bellezza, etica ed estetica sono due volti della stessa realtà.
La bellezza e la sacralità delle rose
La rosa è definita universalmente “la regina dei fiori” ed è presente in innumerevoli considerazioni, lodi, episodi, preghiere, poemi e raffigurazioni anche nel tema della santità.
La Madonna è spesso raffigurata con accanto, tra le mani o sui piedi, una o più rose. Il rosario è chiamato così per lo stesso motivo, per offrire offrire simbolicamente una coroncina di rose che esprimiamo in preghiere. Dal latino rosarium significa “rosaio” in latino classico e “corona di rose” in latino medievale.
Sul profumo di rose di provenienza sottile, quello che viene percepito da chi entra in uno stato di grazia o da chi interagisce con figure sante come Padre Pio o altri mistici, c’è anche la testimonianza di un episodio risalente alla metà degli anni ’70, che riguarda Morrnah Simeona. Viene riportato nel 2006 in un lungo articolo sul suo blog da I. N. – all’epoca del fatto sua allieva.
“Morrnah aveva molti doni, incluso il tradizionale Lomi-Lomi. Un giorno, mentre ero a Honolulu, mi chiese di sdraiarmi a faccia in giù su un pavimento di legno duro. Era una giornata afosa e tutti nella stanza puzzavano un po’ di sudore. Non ero sicura di voler essere toccata perchè la mia pelle era un po’ appiccicosa. Ricordo l’odore dei suoi piedi mentre si avvicinava. Odoravano di rose fresche, ma le rose non sono così comuni alle Hawaii. Ho pensato che avesse creato quel profumo per mandarmi un’esperienza piacevole. Mi ha detto che avrebbe camminato su di me con quei piedi. La ricordo in piedi sulla pianta dei miei piedi. Sembrava il paradiso. Poi, ha camminato su per la parte posteriore delle mie gambe, schiena, collo e testa, sì, la mia testa. Solo un’esperienza fisica nella vita potrebbe essere paragonata a questa. Era perfetto oltre la mia idea di totale beatitudine”.
Il dottor Ihaleakala Hew Len ha condiviso un concetto molto rappresentativo attraverso la simbologia della rosa.
Secondo Ho’oponopono noi non abbiamo il controllo della nostra vita però possiamo scegliere se essere guidati dalle memorie o dall’Ispirazione. Pertanto dopo aver risposto alla prima domanda che il dottor Hew Len raccomandava di fare a se stessi ogni mattina:
“Chi è il responsabile?”
nel frattempo rispondiamoci anche a “chi decide per noi”?
Ci sono solo due vie: o decidono le memorie del passato (le spine) o l’Ispirazione Divina del presente (la rosa).
Ho’oponopono ritiene che noi abbiamo il potere di scegliere ma nessun controllo sul processo di pulizia che è frutto della nostra resa, del nostro accogliere il bene insito in ogni dolore percepito per trasmutarlo in una benefica opportunità, della nostra completa fede e fiducia nella Divina Intelligenza.
Ho’oponopono ci insegna anche come il nostro Sè Superiore sia sempre in contatto con la Divina Intelligenza, ovvero vede, pensa e agisce nell’energia e nell’esempio di Dio.
Questo accade perchè la nostra Mente Superconscia sceglie di aprirsi costantemente all’Ispirazione anzichè, come il Subconscio, farsi continuamente male con le spine, ovvero con la ripetizione delle memorie (dolorose, inutili e depotenzianti).
Ognuno di noi è perfetto anche se in parte inconsapevole. Ciò che non sono perfette sono le memorie subconscie che distorcono la pienezza della nostra Natura Divina e quasi sempre prendono le decisioni per noi.
E’ perciò che attraverso una costante autopulizia siamo in grado di ricevere dal Divino i giusti suggerimenti (le Ispirazioni) e possiamo finalmente vivere e partecipare alla piena bellezza che ci è stata destinata.
L’esistenza è una passeggiata profumata di rose, di pulizia e di bellezza
Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie🌹
Per concludere
La rosa, indipendentemente dal suo colore, è simbolo di bellezza, raffinatezza, perfezione ma anche della riservatezza e del silenzio. Per tutti questi motivi la rosa è la rappresentazione delle doti più luminose di una donna e della femminilità, e degli animi gentili.
La morale di questa passeggiata profumata insieme è che:
Osservare, odorare, curare e coltivare rose dentro e fuori di noi guarisce i nostri occhi, il nostro cuore e profuma la nostra anima
Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie🌹 e ogni bene nella Bellezza adesso è fatto!