Forse l’ostacolo più grande alla pratica di Ho’oponopono è come iniziare: cominciamo la recita del mantra Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie, e poi, cosa dovrebbe succedere? All’inizio è normale che la mente vada avanti con i suoi pensieri: ci siamo dimenticati di fare quella determinata cosa, oppure di chiamare quella persona, o ancora che dobbiamo fare la spesa o portare il gatto dal veterinario.
La mente continua il suo chiacchiericcio, ma non c’è nulla da fare: quando questi pensieri appaiono, non dobbiamo cercare di bloccarli o di scacciarli. Più semplicemente, osserviamoli, prendiamo atto della loro presenza e lasciamoli andare riprendendo il comando della nostra mente.
Concentrarsi sul respiro è un ottimo modo per lasciare andare i pensieri, non importa che siano respiri lunghi, profondi, ritmati, ascoltiamo il nostro respiro “normale”. E quando la testa comincerà a vagare ritorniamo a focalizzarci sul respiro.
Sono normali anche le preoccupazioni su quale sia il giusto modo di praticare Ho’oponopono: tutti ci siamo chiesti se si fa così, se stiamo sbagliando qualcosa, se stiamo commettendo degli errori. Non c’è un modo giusto e uno sbagliato di praticare Ho’oponopono, l’importante è cercare di farlo tutti i giorni, un po’ durante tutto il giorno, in modo da abituarci alla pulizia e prendere confidenza con questo momento tutto nostro. E piano piano arriveranno sia i benefici che uno stile di vita tutto nuovo.
Non c’è nemmeno bisogno di attrezzature o di strumenti particolari. L’importante è stare comodi, possiamo sederci a terra su un tappeto, sul divano, su una sedia o sul letto. E se proprio non riusciamo a stare seduti, possiamo farlo durante una passeggiata immersi nella natura.
Ecco i 5 errori più comuni da evitare per chi inizia a praticare Ho’oponopono, per trasformare la pratica di pulizia in una sana abitudine quotidiana e godere dei suoi benefici:
1 Avere aspettative
Non avere aspettative significa aspettarsi il meglio per tutti gli esseri coinvolti. Il segreto è quello di avere il cuore aperto e flessibile, perché non si sa mai che cosa riceveremo e da dove giungeranno le opportunità. Dobbiamo fidarci che tutto andrà per il meglio.
Forse non è quello che ci aspettavamo, ma sarà la cosa più opportuna. Il fatto che non otteniamo quello che vogliamo, o piuttosto, quello che il nostro ego ha deciso che sia il meglio per noi, non significa che le nostre preghiere non verranno ascoltate o che non lo meritiamo.
Dobbiamo permettere all’Universo di sorprenderci. Solo così potremo ricevere i doni più straordinari che possiamo immaginare. La legge dell’Universo prevede che se chiediamo qualcosa, se è utile alla nostra missione dell’Anima, la otterremo. L’Universo registra tutto e risponde sempre. È necessario chiedere ma è altrettanto necessario permettere, distaccandoci dal risultato. Dobbiamo solo aver fiducia che ci arriverà ciò che è più giusto e corretto per noi. Noi non abbiamo la più pallida idea di dove sia nascosta quella memoria che ci crea il blocco dal quale poi deriva il problema con cui abbiamo a che fare. L’unica cosa da fare è pulire, pulire, pulire.
2 Non aver pazienza
La pazienza è qualcosa che dovremmo avere nei nostri rapporti con gli altri e soprattutto nella relazione con noi stessi. Nessuno è perfetto e tutti abbiamo giornate no.
Sentirci in colpa non ci porterà lontano come lo farà invece l’avere pazienza con se stessi.
Un popolare aneddoto che i maestri tibetani amano raccontare ai loro studenti narra l’incontro tra un eremita e un pastore.
L’eremita viveva in solitudine sui monti.
Un giorno un pastore giunse per caso alla grotta dell’eremita e incuriosito gli chiese: «Cosa fai qui, solo, in questo luogo così remoto?»
L’eremita rispose: «Medito».
«E su che cosa stai meditando?» chiese il pastore. «Sulla pazienza» rispose l’eremita.
Ci fu un attimo di silenzio.
Dopodiché, il pastore decise di andarsene.
Fece qualche passo, poi si voltò verso l’eremita e gridò: «Vai al diavolo!»
«Che cosa? Ma vacci tu!» rispose seccamente l’eremita.
Il pastore scoppiò a ridere e ricordò all’eremita che si era appena dimenticato di praticare la pazienza!
L’aneddoto sottolinea come la pazienza non possa essere coltivata nell’isolamento: è infatti una qualità che può nascere solo in un contesto di interazione con gli altri, soprattutto altri esseri umani.
La spontanea risposta dell’eremita mostra quanto fosse fragile la sua crescita interiore, come il castello di sabbia di un bambino.
Una cosa è abbandonarsi ad appassionati pensieri di tolleranza e compassione nei confronti degli altri nel contesto privo di sfide dell’isolamento, completamente diverso è dare vita a questi ideali nell’interazione quotidiana con persone in carne ed ossa.
(Da: “L’arte di essere pazienti”, Dalai Lama)
3 Praticare per forza come se fosse un dovere
Le persone estremamente metodiche, tendono a considerare la pratica come qualcosa che DEVE accadere proprio in quel momento della giornata. Praticare Ho’oponopono come fosse un obbligo che ci autoimponiamo, creando l’ennesimo dovere quotidiano da assolvere, è controproducente, serve solo a sprecare la nostra energia. Se praticare per forza non ci fa sentire bene, meglio rimandare a un altro momento, la pulizia deve diventare una sana e piacevole abitudine.
4 Abbandonare la pratica se non si vedono risultati immediati
Sono già tre giorni che pulisci con il mantra, ma non accade niente! Sarebbe come quando sei al secondo giorno di dieta e non hai ancora perso quei 5 chili accumulati in tre anni. Con la perseveranza arriveranno i risultati. Abbiamo a che fare con memorie radicate nel subconscio da chissà quante generazioni, con il tempo inizieremo a sentirci più centrati, la nostra pace interiore aumenterà e così la nostra capacità di affrontare situazioni di stress. Una grande errore è quella di aspettarsi l’illuminazione immediata. Magari abbiamo seguito una sessione di gruppo in cui ci siamo trovati ad ascoltare le esperienze mistiche di alcuni dei partecipanti. Chi ha sentito l’energia scorrere, chi ha visto la luce, chi ha capito il vero senso della vita. Ma a noi non è successo niente di tutto questo, siamo stati bene, abbiamo spento il cervello per un po’… tutto qui. Tutto qui? Se siamo riusciti a zittire i pensieri che si agitano in testa abbiamo già fatto moltissimo! L’illuminazione (qualsiasi cosa si intenda con questo termine) se vorrà arriverà. Intanto cerchiamo di praticare Ho’oponopono per sviluppare l’amore per noi e per migliorarci.
5 Giudicare intellettualmente ciò che capita
La mente conscia tende a dividere tutto in ciò che conosce e in ciò che non conosce. E’ facile che dopo le prime sessioni di pulizia si abbia la sensazione che non sia accaduto niente o peggio ancora di aver investito il proprio tempo inutilmente. Il giudizio è un prodotto della nostra mente razionale che ha sempre la tendenza a deviarci ogni volta che vogliamo modificare qualcosa nella nostra vita. Cerchiamo di governare questa situazione imparando a non giudicare quello che accade o non accade durante la pratica di Ho’oponopono tenendo presente che il giudizio è solo un gioco della mente.
Libro, Ebook, KIndle, Meditazione guidata
|
2 Comments
Ormai sono tre mesi che recito ho hoponpono ancora ogni tanto la mente vaga ma molto meno quando recito metto solo come intenzione la pulizia completa per me per tutti e per la nostra amata terra all inizio stavo male ma ho continuato ed ora sto vedendo risultati in molte cose piccoli miracoli che mi incitano a continuare Aloha ❤️ Ti amo mi dispiace perdonami grazie ♥️
Cara Silvana Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie grazie grazie 🙏 E’ fatto ❤